"SEMPRE SE PARTE" - Una giornata alla Martina

Quella che state per leggere è una storia vera. Fatti, luoghi e personaggi sono tutti reali. Protagonista: Me!
(molto probabile che io abbia tralasciato qualcosa o qualcuno)



  Nella mia testolina frullava certa l'idea che quella del 20.10.2011 sarebbe stata una giornata come tante altre ma evidentemente non doveva andare così.
Alle 6.00 del mattino non potevo certo prevedere quali incredibili avventure avrei dovuto affrontare per raggiungere l'Università. Se lo avessi saputo prima avrei certamente ingaggiato qualcuno per riprendere ogni mio movimento perchè certe imprese meritano di entrare nella storia! E già che ci stavo mi sarei portata anche una giacca calda..

  - Sul treno
Come sempre il treno da Albano avanza lento e in ritardo verso la Capitale. E indovinate un po'? Su quel treno ci sono io. Proprio io, persa nel favoloso mondo dei miei pensieri.
Fuori piove e con il passare dei minuti la pioggia si fa sempre più insistente. Mi domando se non sia stato un errore quello di non portarmi una giacca.. ma poi mi autoconvinco che era abbastanza caldo e per ripararmi dalla pioggia sarebbe bastato il mio ombrellino. Beata ingenuità!

  - Arrivo alla Stazione Roma Termini
Finalmente arrivo in stazione. Aspetto qualche minuto poi mi preparo a scendere. Non posso far altro che notare una cosa strana.. La gente camminava lentamente e in molti avevano aperto il proprio ombrello. " Perchè vanno così piano? Perchè aprire l'ombrello se la banchina è coperta?" mi domandavo tra me e me. Passano pochi minuti ed ecco che la mia curiosità viene soddisfatta: la banchina era completamente allagata e la gente era costretta a procedere a passo di bradipo accostandosi ai treni per evitare l'enorme pozzanghera. Mi adeguai e per evitare di aprire l'ombrello mi rifugiai a scrocco sotto quello di una signora davanti a me. Ma proprio in quel momento comincia a piovere a vento, la donna davanti a me scappa via ed io resto così allo scoperto.
Mi avvio verso la metropolitana tentando nel frattempo di asciugare, per quanto possibile, gli occhiali. Per quale diavolo di motivo non li costruiscono con dei mini tergicristalli?! Con grande sorpresa noto che dell'acqua cade dal soffitto. Un segno? Con il senno di poi posso affermare di si!
La metro non si fa attendere. Salgo. Non ho un posto dove sedermi ma non mi lamento perchè non è affollata ed ho un paletto a cui aggrapparmi proprio davanti la porta. Ma qualcosa non va, non parte! Una voce invita i passeggeri a scendere e avvisa che il servizio sarà fortemente rallentato a causa del maltempo. Non aggiunge altro.
Aspetto qualche minuto poi decido a prendere il treno per Civitavecchia che ferma anche ad Ostiense. Mi avvio verso le scale mobili che portano su in stazione e mentre cammino sento che la linea MA è stata chiusa perchè allagata e che la MB non sarebbe ripartita a breve.
Guardo il mio orologio e accelero il passo, se perdo il treno non arriverò in tempo per la lezione.
Dopo aver evitato vecchiette, turisti che con i loro valigioni occupano non 2, non 3, non 4 ma ben 5 corsie, dopo aver saltato qualsiasi altro ostacolo possibile ed immaginabile, finalmente arrivo ai binari più distanti (i laziali) dove c'è il treno che devo prendere. Salgo e mi dico "è fatta!". Ma neanche per sogno, il treno parte con un ritardo previsto di 30 minuti.
Nell'attesa prendo sotto la mia ala protettiva una massa di poveri pendolari disperati e li aiuto a trovare un modo per provare a raggiungere la loro destinazione. Ogni frase la termino con "sempre se parte".
(NOTA: Un signore con me sul treno mi ha chiesto scherzando se avevo lasciato la divisa a casa. Simpatico!)

- Roma Ostiense
Finalmente arrivo ad Ostiense. Il viaggio in treno è stato caratterizzato da una leggera pioggerella, filtrata dal tetto, che ha costretto una signora prima a cambiare posto e poi a restare in piedi.
Abbandono subito l'idea di prendere la metrò da Piramide quando sento la voce annunciare 8 minuti di ritardo. Non avevo altro tempo da perdere.
Esco dalla stazione. La piazza è totalmente allagata. Ma io devo raggiungere la fermata degli autobus, il 23 è l'unico comodo per arrivare all'università.
Passare attaccata al muro potrebbe essere una soluzione. Così, senza paura alcuna, affronto quella strada divenuta ormai una piscina a cielo aperto. Tutto stava andando bene fino a quando, per maledire un pirla che aveva lasciato la sua bicicletta ad ostruire il mio cammino, non mi distraggo e non accorgendomi di una buca ci entro dentro con tutte e due le zampe. Mannaggia a me!
Ormai il danno è fatto quindi aumento il passo senza preoccuparmi più di tanto delle pozzanghere. Raggiungo così la fermata. Non ricordo esattamente quanto tempo è passato prima dell'arrivo dell'autobus.. ma ho ben impressa la mia immagine in quel momento: in piedi sul marciapiede, la mano destra teneva l'ombrello mentre la sinistra faceva in modo che non si rompesse. Il tutto sotto una pioggia battente.
E poi.. e poi ecco che il 23 fare la sua comparsa. La mia proverbiale fortuna fa si che si fermi qualche metro più giù di dove mi trovavo. Non so bene come ma riesco a salire.

- DAMS dolce DAMS
Finalmente arriva la mia fermata. Apro l'ombrello e corro verso l'università.
Non so per quale motivo chiudo l'ombrello prima di arrivare sotto il tettuccio.
Cerco di asciugarmi, strizzo i vestiti e faccio uscire l'acqua dalle scarpe. E' stata dura ma alla fine sono arrivata sana (si fa per dire) e salva. Peccato però che i vestiti non si sono mai asciugati del tutto e ho avuto freddo per tutte le ore successive.

- Fine delle lezioni
Anche l'ultima lezione da seguire è terminata. E' giunto il momento di tornare a casa. Ancora non sapevo però che una nuova avventura era dietro l'angolo ad aspettarmi.
La metropolitana era ancora chiusa. Insieme ai miei amici ed alcuni colleghi mi sono diretta verso la fermata degli autobus per prendere la navetta sostitutiva. Le uniche che abbiamo visto passare (2) non si sono fermate.
Infreddoliti, stanchi ed un poco contrariati, ci siamo diretti con mezzi propri (vale a dire le nostre zampe posteriori) verso Piramide. Una volta lì avremmo deciso cosa fare.

- Manca qualcosa?
Eravamo quasi arrivati quando il mio cervello si decide a ricordarmi che avevo lasciato il portafoglio sotto il banco. In quel momento ho capito: non sono ingenua sono una cogliona!
Avviso gli altri, li saluto e, con un passo che Bolt, Powell e Gay se sognano, torno indietro e recupero quello che avevo dimenticato. Apro il portafoglio per controllare che ci sia tutto e solo in quel momento mi accorgo che l'abbonamento ai mezzi invece che nel suo posticino se ne stava tutto stropicciato e bagnato nella mia tasca.

- Navetta MB
Mentre attendo l'autobus che porta a Termini cerco di ridare alla tesserina una forma decente. Riesco a salire sul mezzo senza troppi problemi, sono schiacciata come una sardina ma almeno non mi tocca aspettare il prossimo.

- Ritorno a casa
Giunta in stazione cerco il primo treno utile che porta dalle mie parti. Durante il viaggio scambio quattro chiacchiere con una signora che come me non riusciva a dare una risposta alla domanda:
"può una città come Roma, una Capitale, bloccarsi a causa della pioggia?" Non fatemi far polemiche va.. Diciamo diciamo solo che c'è qualcosa non va.



Concludo questo mio intervento tirando le somme di questa giornata:

  • Sveglia alle ore 6.00
  • Arrivo a Roma con doccia alle ore 9.00
  • Soccorso pendolari
  • Mille ostacoli affrontati con coraggio e successo
  • Arrivo all'Università bagnata come un pulcino alle ore 10.00
  • Lezioni
  • A piedi verso Piramide
  • Maratona per recuperare il portafoglio
  • Mutazione in sardina sull'autobus

Conclusione: SONO UN SUPER-EROE! E visto che nonostante tutta l'acqua e il freddo presi non ho nemmeno una linea di febbre ne il raffreddore comincio a considerarmi anche una divinità!

Fine.


Un saluto,
Martina

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